Pubblichiamo l’omelia che il padre generale della Piccola Casa della Divina Provvidenza don Carmine Arice ha pronunciato lunedì 9 settembre, presso la Casa Mater Unitatis di Druento, nella Messa di apertura del decimo Capitolo generale dei fratelli cottolenghini.
Cari Fratelli,
inizia oggi per voi un’esperienza dello Spirito privilegiata, nella quale l’atteggiamento fondamentale che deve caratterizzare i vostri lavori è l’ascolto: l’ascolto di Dio, l’ascolto reciproco, l’ascolto del tempo in cui vivete, l’ascolto dei poveri ai quali dedicate, con tutta la Piccola Casa, la vostra vita e la missione a cui siete chiamati.
A voi, cari Fratelli desidero portare anzitutto la preghiera, l’affetto, la stima e la simpatia di tutti i figli e le figlie della Piccola Casa, che in questo tempo di preparazione al Capitolo è stata un po’ come gli Apostoli nel Cenacolo: uniti, con Maria, abbiamo elevato la preghiera a Dio con una costante invocazione dello Spirito santo e siamo certi che il Signore non farà mancare a tutti voi la Sua grazia, la Sua luce e il coraggio del discernimento.
Sentite fortemente, cari Fratelli, la vicinanza di questa grande Famiglia sparsa nel mondo, alla quale abbiamo tutti l’onore e la gioia di appartenere e sentite anche tutta la sua sacralità, poiché essa è nata non da volere umano, ma dal Cuore misericordioso di Cristo che ha voluto donare alla Chiesa un carisma originale, per annunciare ai poveri un lieto messaggio di salvezza. La coscienza di appartenere ad una realtà che ha la sua storia sulla terra ma le radici in Cielo ci deve rendere tutti insieme attenti all’Opera di Dio il quale un giorno ci chiederà conto di come l’abbiamo amata e servita.
Il Capitolo generale di una famiglia religiosa è anzitutto un tempo di ascolto di Dio: il Signore sempre consola e incoraggia, perdona e rinnova, e offre a tutti la possibilità di ricominciare in novità di vita, ma nello stesso tempo sprona ad una radicalità di vita evangelica sempre più grande e apre il cuore alla generosità del dono nella misura in cui l’amicizia con Lui è sincera e la conoscenza reciproca si approfondisce in un quotidiano rapporto di fede. Solo così un giorno possiamo arrivare anche a noi a ripetere con l’Apostolo Paolo: “Sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne a favore del suo Corpo che è la Chiesa” (Col 1, 24). L’esigenza del Regno prevede anche la croce non come incidente di percorso ma come strumento di purificazione, di fecondità, di redenzione e di salvezza. E per vivere così è necessario un sincero spirito di fede. Altrimenti l’alternativa è la fuga, è la ricerca dei nostri progetti personali e della nostra realizzazione, un percorso questo che alla fine lascia solo tristezza in noi e in coloro che in noi hanno creduto.
L’ascolto di Dio, consolante ed esigente, sembra non lasciarci in pace, le sue esigenze a volte sembrano sproporzionate alle nostre forze e qualche volta anche incomprensibili: in realtà è l’unica strada per sperimentare che il nostro cuore inquieto trova riposo solo in Lui, in Colui che ci ha creati per sé e che vuole portarci a pienezza di vita! Le mediazioni, anche dei superiori, sono solo le occasioni perché questo disegno si realizzi.
Il Capitolo Generale è anche un tempo di ascolto reciproco. Siete qui presenti un gruppo di Fratelli che, anche se piccolo, proviene da tutte le parti del mondo dove è presente la Piccola Casa. Ciascuno porta con sé gioie e dolori, esperienze più semplici ed esperienze più difficili, successi e difficoltà e magari anche fallimenti. In questi giorni, mentre ascoltate Dio con grande libertà e disponibilità, siate anche docili all’ascolto reciproco, con stima sincera e affetto fraterno e con la libertà che viene dal cercare anzitutto il Regno di Dio e la sua giustizia, certi che il resto ci sarà dato in aggiunta. La diversità di vedute non sia una difficoltà che divide ma un contributo che arricchisce, le diverse culture da cui provenite sia visto come la possibilità di un’armonia più grande e più ricca. Perché questo sia possibile occorre avere uno sguardo di fede l’uno per l’altro, quello sguardo che ci rende liberi da interessi umani e di parte e ci porta a cercare solo la volontà di Dio e il bene della famiglia religiosa e della Piccola Casa.
Il Capitolo Generale è anche tempo di ascolto del tempo in cui si vive: la chiamata non è mai disgiunta dalla missione e la missione la si vive nella concretezza della storia. Oggi la Piccola Casa, e voi che di essa siete parte essenziale, erede di un carisma bisecolare ha il gradito e difficile compito di essere il Cottolengo vivo, non per ripetere quello che lui ha fatto, ma per essere il Fondatore oggi. Le strade di Torino sono le stesse che ha percorso il Cottolengo, ma il tempo, le sfide, le circostanze, l’ambiente culturale è profondamente diverso. I poveri li avremo sempre con noi, certo, ma è importante sapere chi sono coloro che oggi hanno bisogno di una casa perché altrimenti perirebbero “non ammissibili in alcun venerando spedale?” E come Lui ha avuto il coraggio di avere il cuore in Cielo e i piedi ben piantati per terra per una carità concreta e generosa, così anche noi, fuggendo materialismi e spiritualismi, abbiamo la grazia di essere Opera di Vangelo per il nostro tempo. La Chiesa ha fiducia in noi, il successore di Pietro più volte, ha manifestato la sua sincera benevolenza nei nostri confronti. Per questo, senza imprudenza e con sguardo attento alla realtà, non temiate di guardare con coraggio e intraprendenza alla vostra missione. Siete un piccolo gruppo, ma già più di dodici, quel piccolo gruppo che a Gerusalemme ha dato inizio alla Chiesa! In Dio i numeri funzionano spesso con dinamiche diverse da come funzionano nel mondo. Vi abiti la coscienza che solo il chicco di grano caduto in terra e disgregato dalla morte può generare spiga, e poi farina e poi pane capace di nutrire e sfamare.
Sentite la celebrazione del vostro Capitolo Generale come un evento che interessa tutta la Piccola Casa e fateci il dono di mettervi in ascolto anche di essa. Sono grato a Dio per l’esperienza di comunione che in questi due anni del mio servizio di Padre ho potuto sperimentare concretamente. Questo dono che custodisco come il più prezioso e il più necessario del mio mandato, vi ponga in ascolto cordiale anche di quella originale Opera evangelica che è scaturita dal cuore del Santo. I poveri che vengono da noi, sono come quell’uomo dalla mano destra – la mano che serve a fare ogni cosa – inaridita e che viene posto in mezzo e che invece di trovare Gesù fisicamente vivo, trova una famiglia carismatica che è presenza di Cristo stesso e che nel suo nome desidera curare e guarire. Forse anche noi, come Gesù, abbiamo qualcuno che, guardando la Piccola Casa mormora e giudica. Non importa, andiamo avanti insieme, e affrontiamo con coraggio, intraprendenza evangelica e fantasia della carità le sfide che la missione che ci è stata affidata pone davanti a noi.
Siate per la Piccola Casa oggi, cari Fratelli, quello che il Beato fratel Luigi Bordino è stato al suo tempo: un dono, una testimonianza, un formatore della carità cottolenghina con il suo esempio prima ancora che con le parole. Con la sua Beatificazione la Chiesa ci ha detto che la vocazione del Fratello cottolenghino può generare santi e questa è la consolazione più grande; il resto, direbbe il Cottolengo, è nulla.
Mentre rinnovo la mia esortazione all’unità, alla comunione, perché solo là dove i fratelli sono uniti nel Signore scende la benedizione del Signore, come ci recita il salmo preghiamo perché questo Capitolo segni davvero una tappa importante del cammino della vostra famiglia religiosa e quindi della Piccola Casa, della Chiesa e in fondo anche dell’umanità. Il Signore è con voi e aspetta da voi generosità e coraggio.
Deo gratias!
Padre Carmine Arice, ssc