Le Congregazione delle suore di San Giuseppe Benedetto Cottolengo è un istituto religioso femminile di diritto pontificio: le sorelle di questa congregazione sono dette comunemente “cottolenghine”, la loro sigla è S.S.G.C.  Nel 1828 il Cottolengo dà inizio alla sua opera a favore degli ammalati e dei poveri e affida l’assistenza dei ricoverati, a un gruppo di donne, che  ispirandosi alle dame della carità di san Vincenzo de’ Paoli, dedicano la loro vita alla cura dei più soli e abbandonati.

La congregazione è stata fondata da san Giuseppe Benedetto Cottolengo nel 1830 che affidò loro la testimonianza al mondo dell’amore di Dio Padre buono e provvidente mediante la lode perenne a Dio e il servizio di carità ai fratelli più bisognosi.

Per molti anni queste sorelle hanno operato nel silenzio e con “eroici” sacrifici a servizio degli ultimi senza mai ricercare un’identificazione pubblica. Il 20 giugno del 1959, in riconoscimento del loro operato e per adempiere agli obblighi della legge, la Congregazione è ufficialmente approvata dalla Santa Sede.

Il profondo desiderio del primato di Dio e la ricerca esclusiva della sua gloria, portano il Cottolengo sul finire del suo pellegrinaggio terreno, a fondare monasteri di vita contemplativa.

Sono attualmente sei i monasteri cottolenghini presenti: quattro in Piemonte a Torino, uno a Biella, uno a Manziana in provincia di Roma e uno in Kenyia a Tuuru.

La prima Madre Generale

La direzione delle prime aspiranti è affidata a Marianna Nasi Pullino (1791-1832) considerata da molti cofondatrice della Piccola Casa.

In effetti in Marianna Nasi il Cottolengo trova la donna destinata a condividere le sue fatiche e preoccupazioni inerenti alla fondazione della Sua Opera, nonché la Madre per quelle giovani che, lasciata la loro famiglia, dedicano la loro vita al servizio degli “ultimi e scartati” della società.

La sua morte prematura, a soli 42 anni di età e la risonanza che il Cottolengo ha in seguito, non favoriscono nel tempo l’attenzione verso questa donna, che si può però considerare “cofondatrice” dell’Opera cottolenghina.