San Giuseppe Cottolengo nacque a Bra, una piccola città del Cuneese, il 3 maggio 1786. Giuseppe è il primo di dodici figli. Il padre, commerciante di stoffe, procura con il suo lavoro una vita dignitosa e serena alla famiglia.
A sedici anni comunica ai genitori la scelta di diventare sacerdote. Gli anni del seminario passano in fretta. L’8 giugno 1811, con l’imposizione delle mani da parte del vescovo, riceve il sacramento dell’Ordine. Ha 23 anni.
Il 2 settembre 1827 San Giuseppe Cottolengo è testimone della morte di una giovane donna, madre di tre figli, non accolta negli ospedali cittadini. Scosso da questo triste episodio decide di fare qualcosa per evitare il ripetersi di casi analoghi.
Il 17 gennaio 1828, presso la chiesa del Corpus Domini, apre una piccola infermeria, comunemente detta “Deposito della Volta Rossa”; il 27 aprile 1832 il deposito viene “trapiantato” nella zona di Borgo Dora e chiamato “ Piccola Casa della Divina Provvidenza sotto gli auspici di S. Vincenzo de Paoli”.
Nella “Piccola Casa” il santo Cottolengo diede vita a varie realtà assistenziali a favore di ammalati, handicappati, epilettici, sordomuti, invalidi, ragazzi particolarmente bisognosi ecc.; a tutti egli diceva: “I poveri sono Gesù”, “Nella persona degli ammalati e dei poverelli bisogna scorgere Gesù”, “Servendo gli ammalati pensate di servire Gesù”…
Grande era la fede del Santo Cottolengo nella Divina Provvidenza: “Bisogna confidare e confidar sempre di più in Dio; e se Dio risponde con la Sua Provvidenza alla confidenza ordinaria, a chi straordinariamente confida, straordinariamente pure provvede”, “La Piccola Casa ha per fondamento la Divina Provvidenza”. Per questo grande importanza aveva la preghiera: “Ciò che tiene su la Piccola Casa è la Preghiera…”.
Per il servizio della sua opera, il Cottolengo fondò tre famiglie religiose: le Suore (di vita attiva e di vita contemplativa), i Fratelli e i Sacerdoti.
Il Santo Cottolengo era molto attento anche al bene spirituale dei suoi assistiti; cercava di trasmettere loro l’amore di Dio, per consolare e dare speranza. Accostando infatti i malati abitualmente diceva: “Abbi pazienza un poco, e poi vedrai come sarai contento in Paradiso”, “Se tu sapessi come il Paradiso è bello! Te lo dico io, il Paradiso è un bel paese”, “Un cantuccio in Paradiso ci farà dimenticare tutto”.
Tra la fine del 1841 e gli inizi del 1842 una grave epidemia di tifo si abbatte sulla Piccola Casa. Don Giuseppe assiste gli ammalati fino allo stremo. Il 30 aprile muore a Chieri. Ha 56 anni.
Oltre alla “Piccola Casa della Divina Provvidenza” di Torino, le realtà cottolenghine presenti in Italia sono circa 80.
Il Cottolengo svolge il suo servizio caritativo anche all’estero dove è presente con circa 20 opere in Svizzera, Kenia, Tanzania, India, Ecuador, Florida.